PADRE E FIGLIO IN CAMMINO CON IL MORBO DI ALZHEIMER

16 Marzo 2019 alle 18:13 · · 0 commenti

PADRE E FIGLIO IN CAMMINO CON IL MORBO DI ALZHEIMER

“Se dimentichi dove hai messo le chiavi di casa, probabilmente è solo una dimenticanza ma se dimentichi a cosa servono le chiavi, potrebbe essere un sintomo dell’ Alzheimer”. Dr. Max Gomez

Il dott. Max Gomez non è estraneo all’ Alzheimer. Come giornalista medico e reporter per la WCBS-TV ha riferito durante gli anni in merito alla crescente incidenza del Morbo di Alzheimer, la genetica della malattia, i nuovi farmaci, la questione di essere un alzheimer caregiver e l’avanzamento della scienza nella ricerca di una cura. Ma il suo reporting più esordiente, emozionale e sincero è stato quando il Dott. Gomez ha raccontato la sua personale esperienza osservando la progressione della malattia di suo padre.
Il dott. Gomez (senior) ha fatto nascere più di 4.000 bambini in America, aveva una carriera medica di successo, ed è stato un esempio e mentore per suo figlio.
“Mio padre era spesso mite e un vero figurino“, Max ricorda con affetto. “Lui era molto meticoloso per quanto riguarda il suo apparire. I suoi vestiti e le cravatte erano perfetti, prestava attenzione finanche al fazzoletto da taschino di lino e alla profumazione dell’acqua di colonia”. Max non avrebbe mai pensato che il suo papà un giorno, di colpo, avrebbe smesso di lavarsi e radersi, o di non cambiarsi i vestiti per giorni interi.

Per Max, il campanello di allarme arrivo quando l’amministratore condominiale del papà lo mandò a chiamare per segnalargli che suo padre non pagava da diversi mesi le spese condominiali. Immediatamente Max cerca di contattarlo al telefono, ma il padre non gli rispose e, perciò, si precipito a casa del padre. Sapeva che suo padre stava attraversando un periodo particolare e soffriva di depressione. Ma quando gli aprì la porta a torso nudo e in stato confusionale, Max, realizzò che c’era qualcosa di molto più serio di una dimenticanza.


Mentre Max lo accudiva, scoprì che la personalità di suo padre stava cambiando, spesso si arrabbiava quando gli veniva detto cosa fare. Come se ciò non bastasse, scoprì che suo padre aveva gestito male i suoi soldi, permettendo a una sedicente “fidanzata” di fargli firmare assegni di migliaia di dollari intestati a lei. Cliniche mediche lo avevano usato come prestanome e il direttore medico aveva usato la sua identità per archiviare milioni di false prestazioni mediche sostenute a sua insaputa, e alla fine denunciò tutto all’FBI affinché si facesse luce sulle responsabilità dei colpevoli.

Negli anni successivi, Max divenne caregiver di suo padre, guardandolo peggiorare -prima lentamente, poi più rapidamente fino a che non riusciva e non poteva più vivere da solo. Max riuscì a convincere sua padre a trasferirsi da Miami in una casa di cura non molto lontana dal suo appartamento di Manhattan. Anche se il personale della casa di cura era molto professionale e coscienzioso, toccava sempre a Max lavare suo padre, raderlo e vestirlo perché, intanto, il Dott. Gomez Senior aveva incominciato a rifiutare l’aiuto degli assistenti nella casa di cura.
Vari problemi di salute lo portarono a diversi ricoveri fino a quando, ormai degente, spese gli ultimi mesi di vita presso una residenza sanitaria. Terminato questo viaggio Max ricorda tristemente: ” Mio padre non ha mai capito di aver perso tutti i soldi. E non ha mai ammesso di avere il morbo di Alzheimer”.
L’interesse di Max per la Malattia di Alzheimer iniziò molto prima di essere coinvolto personalmente con l’ammalarsi del padre, infatti, prese un Dottorato in Neuroscienze basato su il suo interesse per il cervello e su come i ricordi si formano e in alcuni casi, si perdono. Ma a quel tempo, lui non pensava di lasciare il mondo accademico per una carriera radiotelevisiva.
Questo durò fino a quando, essendo ricercatore all’Università di Rockefeller, partecipò ad un seminario per accademici interessati a cambiare carriera. “Non ero così entusiasta di colpire i topi con degli elettrodi” – dice. “Il seminario mi ha fatto riflettere su percorsi di carriera alternativi”.
Era l’estate del 1980, quando la televisione stava cercando di allargare la propria programmazione integrando salute e scienza alle trasmissioni televisive. Il tempismo era perfetto per Max, che si dimisi dal precedente impiego e decise di provare la TV. Max diventò l’editore di salute e scienza per WNEW-TV 1980 e poi alla KYW-TV di Philadelphia dal 1984 a oggi 1990. Nel 1991 è tornato a New York alla WNBC-TV, dove ha lavorato altri tre anni alla WCBS-TV dal 1994 al 1997, dopo di che tornò alla WNBC e dal 2007 Max è di nuovo il corrispondente medico presso WCBS-TV.
Nel corso degli anni, Max ha ricevuto numerosi premi, tra cui sette New York Emmy, due Philadelphia Emmy’s, un premio UPI per il miglior documentario per un reportage AIDS e il premio Excellence in Time of Crisis dalla Città di New York dopo l’11 settembre.Inotre, Max ricevette un award come miglior giornalista medico TV.
Da giornalista con un particolare interesse nella malattia di Alzheimer, Max ha rivelato al grande pubblico, negli ultimi anni, Terapie per l’Alzheimer, tra cui, l’aromaterapia e l’utilizzo della musica per aiutare a combattere la demenza e anche i numerosi studi clinici su vaccini, farmaci e altri interventi che cercano di rallentare, trattare o prevenire la malattia. Quando riflette sulla sua personale lotta, ammette, “La gente mi ha sempre detto che ero un figlio lodevole, ma era così difficile vedere e guardare inermi il deterioramento di mio padre, e mi sono sempre sentito in colpa per non aver fatto abbastanza. ” E’ fiducioso, però, che dalla sua esperienza si possono trarre lezioni utili per quelli che sono nelle sue stesse condizioni.
“Guarda i primi segnali di allarme” avverte. “Se vedi un tuo caro prendere decisioni strane o impulsive, in particolare economiche, queste sono cose che ti dovrebbero mettere in allarme.”Inoltre, Max scoraggia quello che lui chiama ” il complesso del Martire”. “E’ normale sentirsi in dovere nei confronti dei propri cari e accudirli presso la loro casa tutto il giorno, ma nessuna persona da sola può fare quello che un team di operatori socio-sanitari è in grado di fare e a volte, essere curati a casa non è la migliore soluzione per le persone affette da Alzheimer.”
E, infine, consiglia Max: “se devi essere l’assistente principale del malato, chiedi aiuto. Ci sono gruppi di supporto e gruppi sociali che si prendono in carico il famigliare malato e ti danno l’occasione di fare una pausa dalla schiacciante responsabilità di essere un Alzheimer caregiver. Diversi tipi di comportamento richiedono altrettanti diverse modalità di aiuto, ma soprattutto, ricorda che non puoi fare tutto da solo“.

Fonte: https://alzfdn.org/media-center/afa-care-quarterly/

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