Perché le persone con demenza hanno un rischio maggiore di coronavirus?

17 Marzo 2020 alle 17:35 · · 0 commenti

Perché le persone con demenza hanno un rischio maggiore di coronavirus?

Con la paura del coronavirus, è importante prendere misure pratiche per prevenire la diffusione della malattia, in particolare tra le persone vulnerabili come gli anziani e le persone con demenza.

Le persone con demenza hanno tre punti deboli a loro sfavore che li rende ancor più vulnerabile al Coronavirus.

1. Le persone con demenza non possono capire del tutto le regole di prevenzione.

Il primo è che hanno maggiori probabilità di contrarre questa malattia se sono esposti perché gli anziani con la demenza non possono essere del tutto in grado di proteggersi attuando le regole e le misure necessarie per non contrarre il coronavirus.

Potrebbero non ricordare di lavarsi le mani, probabilmente non si ricorderanno di starnutire sulla piega del gomito, potrebbero non avere la misura nel mantenere le distanze dalle persone infette.

Di conseguenza, saranno più esposti al rischio di contrarre la malattia. E allo stesso modo quelle stesse ragioni li renderanno anche più propensi a diffondere la malattia. Potrebbero non mantenere le distanze dalle altre persone. Le persone con demenza possono anche avere disabilitato il riconoscimento e la consapevolezza dei sintomi.

2. Le persone con demenza non riescono a riconoscere i sintomi del coronavirus.

Quindi, sebbene possano avere mal di testa, o febbre bassa o tosse, è possibile che non ne siano consapevoli. Potrebbero non essere in grado di segnalare ai loro caregiver se c’è qualcosa che non va, o aver bisogno di cure mediche. E se non viene ri-portato all’attenzione, esporranno altri al virus durante il periodo di tempo in cui sono altamente contagiosi.

3. L’età media delle persone decedute per coronavirus è di 75 anni.

Il terzo punto a cui penso sia importante pensare è che hanno maggiori probabilità di essere il tipo di persone che moriranno a causa di questa infezione. In Cina, l’età media delle persone decedute per questa malattia era di 75 anni, e questo è significativamente superiore all’età media delle persone infette.

Quindi esiste una predilezione per questa malattia più grave tra gli anziani. E parlando di malattie, gli adulti più anziani tendono ad avere queste malattie comorbose che sono state collegate con una maggiore probabilità di morte con un’infezione da coronavirus.

Bisogna comunicare il pericolo del coronavirus alle persone con demenza?

Esistono vari tipi di demenza e vari stadi di demenza, quindi sicuramente ci sono persone con demenza che sarebbero in grado di capire che c’è un’infezione rischiosa e che devono lavarsi le mani e limitare la loro esposizione ad altre persone.

Ma una volta che la demenza progredisce al punto in cui qualcuno ha significativi problemi di memoria a breve termine o problemi significativi nel comprendere il ragionamento e pensare al comportamento corretto, a quel punto ricade davvero sul buonsenso del caregicer. Quindi potrebbe essere che il caregiver incoraggerà i residenti delle strutture a lavarsi le mani molto più frequentemente dopo essere andati in bagno, quando hanno contatti con altre persone e altre volte durante la giornata.

E poi anche stare attenti alle secrezioni corporee. Se qualcuno ha sintomi facendo attenzione a isolarli e utilizzare adeguati dispositivi di protezione individuale per proteggerli. La cura del personale addetto all’assistenza sarà davvero importante perché un membro del personale infetto che è asintomatico ma diffonde la malattia potrebbe creare scompiglio in una struttura di assistenza.

Potrebbero anche esserci persone con demenza che sarebbero spaventate, aggravate, preoccupate o, addirittura, deliranti se gli venisse detto di una malattia potenzialmente letale. Comunicare potrebbe servire solo a sconvolgerli. Quindi penso che il caregiver e la famiglia dovranno giudicare come queste informazioni influenzeranno il comportamento della persona con demenza.

Se la persona è in grado di assorbire comunicare le informazioni in modo da aiutarle a proteggersi e a non essere turbate. D’altra parte, se si tratta solo di turbare, spaventare e aggravare la persona, allora risparmiamo loro comunicare quanto sta succedendo.

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