COVID-19 e Demenza. Una stretta correlazione

11 Febbraio 2022 alle 20:11 · · Commenti disabilitati su COVID-19 e Demenza. Una stretta correlazione

COVID-19 e Demenza. Una stretta correlazione

I malati di Alzheimer e i pazienti COVID-19 hanno nel sangue gli stessi Biomarcatori.

Dopo quasi due anni di pandemia causata dal COVID-19 l’attenzione della comunità scientifica e dei ricercatori si è focalizzata sull’impatto neurologico del COVID-19 sul cervello. Sulla correlazione tra Covid e la demenza di Alzheimer.

Una recente ricerca presentata all’edizione 2021 dell’Alzheimer Association International Conference, rileva una stretta correlazione tra COVID-19 e demenza. Il virus non solo accelera i sintomi e peggiora le condizione della malattia, ma può aumentare la probabilità che una persona sviluppi una forma di demenza.

Cosa succede nella “testa” di chi ha avuto il COVID-19?

Dalla nebbia cognitiva o perdita del gusto e dell’olfatto, a ictus improvvisi o delirio persistente, il virus può far insorgere una serie di sintomi neuro-psichiatrici. Nei pazienti che manifestano i sintomi del virus a lungo termine (soggetti guariti al Covid-19, sintomatici con patologie serie o addirittura asintomatici che mesi dopo essere tornati negativi, continuano a riportare patologie riconducibili al virus), questi persistono per mesi dopo il contagio. Ed è probabile che il danno al cervello possa durare tutta la vita.

Correlazione tra COVID-19 e Demenza.

Il legame tra COVID-19 e l’insorgenza della demenza o addirittura dell’Alzheimer non è ancora noto. I ricercatori avranno bisogno di anni di ricerca per comprendere appieno la correlazione tra le due malattie. Tuttavia aumentano le prove che le malattie condividono i biomarcatori che indicano un danno celebrale. E secondo un nuovo studio, il COVID-19 sembra accrescere in maggior modo i livelli di proteine ​​nel sangue legate alla neurodegenerazione rispetto al morbo di Alzheimer.

I risultati della ricerca, pubblicati qui, rilevano che sono stati trovati livelli alti di sette diversi biomarcatori della neurodegenerazione nei pazienti COVID-19 con sintomi neurologici rispetto a quelli senza sintomi neurologici.

Il livello dei biomarcatori è più alto nei pazienti deceduti in ospedale rispetto a quelli guariti. Quindi, effettivamente indicando una relazione tra la gravità della malattia e la gravità del danno cerebrale. Una seconda analisi ha rilevato che un sottoinsieme di marcatori nei pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19 erano significativamente più alti rispetto ai pazienti con diagnosi di Alzheimer. In un caso, i livelli di biomarcatori erano più del doppio in un Malato di COVID-19 rispetto a quelli con la Malattia di Alzheimer.

Cosa ci dobbiamo aspettare.

I sintomi neurologici del COVID-19, come la perdita dell’olfatto, la ‘nebbia del cervello’ e le difficoltà con la concentrazione, la memoria, il pensiero e il linguaggio, sono la prova che il virus SARS-CoV-2 causa danni seri al cervello. Il danno cerebrale non è conseguenza diretta dell’invasione del cervello da parte del virus, quanto dell’infiammazione che ne consegue. Per tanto nel breve periodo si avrà una diminuzione delle persone affette da demenze a causa dei decessi. Ma nel lungo periodo i casi sono destinati a crescere a causa dell’impatto del COVID-19.

Si stima un aumento dei casi a 78 milioni entro il 2030, fino a 139 milioni entro il 2050 (dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).

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